Giuseppe Pinelli: la violenza del potere
Pochi comuni in Italia hanno avuto la coscienza etica di dedicare un luogo cittadino alla figura di Giuseppe Pinelli, per dare alla memoria di un lacerante dramma individuale e sociale la forza di elevarsi a valore civico, ad ammonimento per le future generazioni.
Come Associazioni ci è sembrato doveroso, dopo cinquant’anni, ravvivare la memoria di avvenimenti terribili, per farlo però, tra le varie opzioni possibili, ci è sembrato che il filtro artistico poteva essere quello più appropriato per la sua capacità di sublimare le tensioni e le emozioni senza tralasciare una lucida riflessione sui contenuti. Si tratta di un evento artistico installativo e performativo in omaggio alla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, collegato alla memoria della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
Sei artisti dell’associazione Libertà e Giustizia – Rodolfo La Porta, Ulderico Manani, Sergio Marchioro, Adriano Marinetti, Valerio Vivian, Luciano Zarotti – hanno inteso proporre una installazione site specific incentrata su un elemento modulare significativo: la finestra. Ribaltando concettualmente la modalità del tragico avvenimento, la caduta ‘accidentale’ di Pinelli, a rovinare sul selciato non sarà una persona innocente, ma saranno le finestre, dalle quali sagome, interventi pittorici, scultorei o altre costruzioni artistiche non potranno che risalire verso l’alto, ovvero risorgere. Vi sarà un’operazione di spiazzamento metafisico, a terra si troverà un elemento architettonico abitualmente posto sulle pareti verticali degli edifici. Tale collocazione sulla pavimentazione imporrà anche una riqualificazione del tradizionale significato simbolico della finestra come apertura che mette in relazione uno spazio interno e uno spazio esterno, leggibile come una membrana tra l’ambito individuale e quello sociale.
Il gesto violento che ha fatto oltrepassare la finestra ad una persona uccidendola nello spazio urbano, si ritiene abbia bisogno di un gesto altrettanto forte, ma di segno contrario, in modo tale che sia proprio la dimensione pubblica e sociale a far recuperare la dignità dell’individuo. Riteniamo che il gesto artistico sia il più consono a far recuperare quell’equilibrio e quella consapevolezza proprio perché il sentimento generato dalle emozioni si traduce con la poesia e le qualità estetiche in valore etico. Ogni artista, in un’ambientazione scenografica, tenderà ad elaborare un infisso o una forma geometrica similare, utilizzando le tecniche e i linguaggi che gli sono più congeniali, pittura, scultura, assemblaggio, azione scenica, nell’intento di riscattare l’originaria simbologia della finestra: un’apertura che respira di libertà.
Ulderico Manani, che è altresì attore e regista, con il suo Teatro-documento userà anche il suo corpo” una parete che diventa voce… parole liberate dalle impalcature delle manipolazioni, delle falsità del potere politico che nel mondo mostra l’arroganza di considerare un essere umano come un mucchio di carne ed ossa…da calpestare, gettare via, annientare. Però la verità non si annienta ma PARLA”.
Associazioni Libertà e Giustizia e Mir’arti APS